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Spesso i nostri clienti credono che un capello sia un campione ideale per eseguire un test di paternità. Questo è dovuto probabilmente all’influenza delle serie televisive in stile CSI dove i detective raccolgono quasi sempre capelli dalla scena del crimine. Bisogna fare alcune considerazioni per quanto riguarda l’analisi del DNA da capello e la probabilità di successo di un test di paternità.

Per capire meglio i limiti dell’analisi di DNA da capelli bisogna descrivere anatomicamente la sua struttura.

I capelli sono costituiti da tre strati: cuticola, corteccia e matrice

Struttura anatomica di un capello

Struttura anatomica di un capello

Nonostante questi strati siano costituiti da cellule, queste non contengono abbastanza DNA per effettuare un analisi genetica. Per questo motivo la regione del capello che è necessaria per poter analizzare il DNA è il bulbo pilifero anche detto radice del capello. In questa parte il capello è ricco di cellule e di DNA.

Quindi, per effettuare un test di paternità da capello, bisogna assicurarsi che sia un capello con radice (o bulbo). Ricordatevi che i capelli tagliati non hanno radice e quindi non vanno bene per l’analisi del DNA ai fini di paternità. E’ consigliabile raccogliere almeno 6 capelli con bulbo per aumentare la probabilità di successo dell’analisi.

Esempio di capello con bulbo visibile ad occhio nudo

Esempio di capello con bulbo visibile ad occhio nudo

E’ bene ricordare che dai capelli senza bulbo è possibile analizzare il DNA mitocondriale , ma l’analisi di questo DNA non serve per eseguire un test di paternità ma viene usata per investigazioni scientifiche in ambito penale.