Il test di paternità prenatale si realizza quando non si vuole aspettare la nascita del bebè per determinare biologicamente la paternità.
Per effettuare un test di paternità in gravidanza bisogna ottenere un campione biologico del feto tramite villocentesi o amniocentesi rivolgendosi sempre a medici specializzati. Queste rappresentano le due tecniche di diagnosi prenatale invasiva.
– Il prelievo dei villi coriali (villocentesi) si effettua elettivamente tra l’undicesima e la quattordicesima settimana di gravidanza.
– Il prelievo di liquido amniotico (amniocentesi) si effettua invece a partire dalla sedicesima settimana di gravidanza.
Comportano entrambe un rischio di aborto spontaneo di circa l’1%. Per questo motivo è consigliabile una volta effettuato il prelievo non limitarsi esclusivamente al test di paternità ma approfondire lo stato di salute del feto eseguendo il cariotipo per avere informazioni sulla mappa cromosomica fetale.
I campioni di DNA del presunto padre e della madre vengono ottenuti con un semplice tampone buccale.
Alcuni laboratori offrono un test di paternità prenatale non invasivo da sangue materno, questo test non è stato ancora validato dalla comunità scientifica internazionale, per tanto non viene ritenuto affidabile al 100%.